I grani duri antichi siciliani o varietà locali di grani siciliani sono una serie di 52 varietà di grani autoctoni della Sicilia. Tornano i grani antichi in Sicilia.
Tornano a riempire i campi, ricostruiscono paesaggi, arricchiscono la biodiversità di un’agricoltura che da decenni ha ridotto a poche specie super selezionate il frumento dell’isola che fu uno dei granai dell’Impero romano. Ufficialmente sono solo 500 ettari, ma c’è chi parla di 3.000.
I contadini che stanno passando al biologico e al recupero delle sementi locali crescono di anno in anno, si associano, mettono in piedi filiere alimentari e fanno cultura, oltre che coltura.
Sono grani per la gran parte scomparsi perché poco adatti ad una coltivazione intensiva con processi meccanizzati e con largo impiego di fertilizzanti. Inoltre, hanno rese per ettero più basse rispetto alle più diffuse coltivazioni di frumento odierne.
Numerosi studi sembrano dimostrare che i grani antichi abbiano una maggiore digeribilità del glutine che, nonostante sia presente in quantità superiori rispetto alle varietà moderne, mostra un minore contenuto in sequenze amminoacidiche responsabili della gluten sensitivity.
Questi grani tipici della tradizione siciliana restituiscono alla pasta, prodotto “Made in Italy” per eccellenza.
La rivalutazione di questi frumenti antichi presenta un ventaglio di ricadute economiche e produttive per l’intera filiera. La loro coltivazione è ideale in sistemi di coltivazione biologica: essendosi evolute in Sicilia, queste varietà si adattano all’ambiente di coltivazione e richiedono meno input energetici (ad esempio i fertilizzanti), consentono inoltre di diversificare le produzioni agricole, ampliando la gamma di prodotti trasformati e rappresentando così un volano per piccole economie locali.